Michele Tragni

Altamura,

27/07/1939

- 08/09/2020

27/07/1939

08/09/2020

NEL TRIGESIMO DELLA SCOMPARSA DI MICHELE TRAGNI UNA S. MESSA SARA’ CELEBRATA NELLA CHIESA S. MARIA DELLA CONSOLAZIONE ALLE ORE 19,00 DEL GIORNO 08 OTTOBRE 2020. SI RINGRAZIA QUANTI VORRANNO UNIRSI AI PARENTI NEL RICORDO E NELLA PREGHIERA. PER CHI VOLESSE PREGARE SULLA SUA TOMBA, IL LUOGO DELLA SEPOLTURA E’ CIMITERO VECCHIO.
CAPPELLA DI FAMIGLIA.

Michele  Tragni

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I saluti a Michele Tragni

Una risposta

  1. Per MICHELE
    (9 settembre 2020)
    Michele, fratello mio,
    si spezza qui la nostra comunione di vita, cominciata quando siamo nati da mamma Immacolata e da babbo Nicola; e continuata per un’infanzia felice, tra i campi delle masserie e le spiagge di Santo Spirito,
    per una giovinezza spensierata tra folli corse a Napoli per farsi un caffè e assunzione di responsabilità verso il lavoro;
    per una maturità consapevole, nel farci una famiglia di cui ci portasti da Roma il tuo fiore pregiato, la dolcissima tua compagna Donatella;
    per una terza età segnata come tutti dagli acciacchi della vecchiaia che tu avevi affrontato e superato col coraggio di un leone. Quando, durante le malattie, ti chiedevamo “Michele come ti senti?” rispondevi sempre “Come un leone!”.
    Questa leoninità del tuo carattere era coraggio di vivere, era forza di volontà, era ottimismo sparso a piene mani intorno a te.
    Con queste caratteristiche sei sempre stato un uomo vero, un fratello premuroso, uno zio affettuoso, un amico impareggiabile.
    Io ti chiamavo affettuosamente “il burbero benefico” coi tuoi sorrisi e i tuoi rimbrotti, coi tuoi regali e le tue severità, coi tuoi consigli e con le tue imperiosità. Sempre generoso, sempre esigente. E’ finito per noi il “burbero benefico” dal cuore grande e dalle mani bucate; e certo lo rimpiangeremo.
    Ma tu eri soprattutto un grande agricoltore.
    Coltivare la terra è stata la tua più grande passione. Con quale orgoglio inforcavi le tue macchine agricole e con lo sguardo dominavi gli spazi della campagna murgiana mentre aravi, seminavi, raccoglievi i frutti della tua arte. Coltivare la terra è stata un’arte per te. E tornavi felice quando gli esperti la riconoscevano come un’eccellenza e valutavano i tuoi campi come i migliori del circondario. O quando potevi dare consigli tecnici ai giovani che si affacciavano (o ritornavano?) al lavoro dei campi. O quando facevi una pranzo (U chejpe canejele) per i tuoi operai.
    Ricordo quando, tanti anni fa, scrissi un articolo sulla meccanizzazione dell’agricoltura, quando finalmente in campagna si abbandonò la zappa o l’aratro tirato dal mulo, per sostituirli con trattori e mietitrebbie. Tu li cavalcavi come un condottiero cavalca un destriero alla conquista del mondo. E quell’immagine mi ispirò quello scritto che fu tanto apprezzato e fra i primi ad essere pubblicato in terza pagina.
    Avevamo scelto, noi due, i mestieri più belli del mondo: tu l’agricoltura e io l’insegnamento perché con l’agricoltura si lavora con la vita delle piante che crescono e danno frutti; con l’insegnamento si lavora con la vita degli esseri umani che crescono e danno frutti. Denominatore comune: l’amore per la vita. E tu lo avevi grande l’amore per la vita, per tutte le sue espressioni: dal lavoro al divertimento, dalla famiglia al paese, dai viaggi al ballo, dall’amicizia alla solidarietà, dalla buona gastronomia all’eleganza. E lo esprimevi sempre in forme dirette e sincere, con gli scherzi e le battute ironiche, ma anche con gli scoppi improvvisi di collera. Sanguigno, vitale, autentico sempre. Perciò eri così autorevole e molti giovani pendevano dalle tue labbra e ti seguivano come un vero maestro di vita.
    L’ultima immagine che serberò di te è quella della passeggiata in campagna che mi facesti fare l’altra domenica, per farmi vedere il lavoro che avevi fatto con una nuova macchina, una falciatrice che trasformava l’erba quasi in un prato inglese; e poi gli alberi potati e innestati con diversi tipi di frutti. Frutti che tu non avresti mai visto, ma che preparavi per gli altri, tutti gli altri che sarebbero venuti in futuro. Mi dicesti: “Che vale che io conservi un cinquanta euro in tasca? Compro un albero e lo pianto. Così vivrà dopo di me e per quelli che verranno dopo di me.” Questo era il senso della natura che tu avevi, vero amore per la natura: il vero agricoltore lavora per il futuro. E in questo e per questo tu sarai sempre vivo nelle piante che hai piantato; negli affetti che hai radicato nei nostri cuori.
    Michele, i ricordi si affollano nella mente, ora che stai per andartene. Fra tutti ne dico solo uno. Quando è scomparso il nostro fratello maggiore, Peppino, mi hai detto: “Sorella, ora siamo noi in prima linea…”. Sì nella trincea della vita, in prima linea, eravamo rimasti soli io e te, della nostra bella grande famiglia. E in questa trincea ti ha colpito al cuore il cecchino maledetto dell’infarto. A tradimento, mentre come sempre ti muovevi, incontravi gli amici, scherzavi, lavoravi, ti arrabbiavi, vivevi intensamente quel dono grande della vita che Dio ci ha dato. E il tuo dialogo con Dio era riservato, silenzioso, pudico, in totale solitudine. Ogni domenica andavi a messa a Picciano. Sotto lo sguardo di quella dolce Madonna campagnola forse ti sentivi ancora sotto le ali di nostra madre, quella mamma Immacolata che tanto amavi e che tanto ti amava. Ora torni da lei, a riunire in cielo la famiglia Tragni con papà Nicola, Peppino e Renato. Io resto qui fin quando Dio vorrà; ma nella preghiera e nel ricordo sarò sempre unita a voi. AMEN.

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